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Psicologia Sportiva

Aggiornamento: 14 giu 2022

Psicologia sportiva

Cos'è?


La psicologia dello sport è una vasta corrente di pensiero dove confluiscono diverse dottrine (psicologia, medicina, psichiatria, sociologia, pedagogia, filosofia, igiene, educazione fisica, riabilitazione, ecc) ed è pertanto un argomento di competenza miltidisciplinare aperto al contributo che ciascuno può portare sulla base della propria preparazione specifica.


La Psicologia dello Sport è (a) lo studio dei fattori mentali e psicologici che influenzano e sono influenzati dalla partecipazione e dalla prestazione nello sport, nell'esercizio e nell'attività fisica e (b) la applicazione delle conoscenze acquisite attraverso questo studio che ogni giorno viene effettuato. La Psicologia dello Sport professionale è interessata a come la partecipazione allo sport, all'esercizio ed all'attività fisica possa accrescere lo sviluppo personale ed il benessere durante l'intero arco della vita.


La Psicologia dello Sport riguarda quelle attività accademiche, di ricerca e professionali che forniscono la base per comprendere e stimolare il comportamento delle persone praticanti sport o attività fisica. Questo ambito dinamico può stimolare l'esperienza degli uomini, delle donne e dei giovani che praticano le varie forme dell'attività fisica, si rivolge sia a coloro che svolgono la loro attività per piacere personale e sia a quelli impegnati a livello di èlite in attività specifiche. Gli psicologi dello sport che svolgono questa attività a livello professionale s'impegnano nel comprendere i processi psicologici che guidano la prestazione motoria, i modi attraverso cui può venire stimolato l'apprendimento e incrementate le prestazioni e la maniera in cui possono essere efficacemente influenzati le percezioni psicologiche e i risultati.


Fasi della Preparazione Mentale:

  • Concentrazione

  • Rilassamento

  • Visualizzazione

  • Intenso dialogo con sé stessi

  • Allenamento Ideomotorio

  • Autonomazione delle strategie



"Se saprai mantenere sempre accesa la tua attenzione, non mancherai il tuo compito". (Concentrazione)

"Se imparerai a controllare il tuo corpo, nel segreto della tua camera, saprai farlo anche in mezzo ad una tempesta". (Rilassamento)

"Se riesci a vederti in azione, ad occhi chiusi, allora vuol dire che hai ancora grossi margini di miglioramento…" (Visualizzazione)

"Se non avrai paura di guardati dentro, troverai una fonte inesauribile di energia". (Preparazione Mentale)

"Se ripeterai a mente l'esercizio perfetto il giusto numero di volte, lo eseguirai nel modo migliore e nella maniera più naturale".(Allenamento Ideomotorio)

"Quando saprai preparare il tuo corpo assieme alla tua mente, allora sarai un atleta perfetto".(Autonomazione delle strategie)




I 4 fattori del modello integrato della prestazione umana di Gardner e Moore


Frank L. Gardner e Zella E. Moore sono due psicologi clinici statunitensi che hanno dedicato la loro carriera allo studio della prestazione umana, focalizzandosi soprattutto sulla prestazione sportiva, oltre che su quella lavorativa.

Questi studiosi hanno individuato 4 fattori che sono alla base della prestazione sportiva:

  • Competenze strumentali: Le quali includono il cocktail unico di abilità fisiche, sensomotorie e cognitive possedute da ciascun atleta e sulle quali si lavora durante l’allenamento.

  • Stimoli ambientali e caratteristiche della prestazione: in questa categoria rientrano tutte le circostanze, le domande e le sfide, siano esse di natura competitiva, interpersonale, situazionale o organizzativa, che l’atleta deve affrontare. Un’atleta di sci di fondo dovrà fare i conti con il freddo delle montagne innevate, un maratoneta sa che dovrà prepararsi a gestire la sensazione di fatica per molte ore, un fighter dovrà imparare a convivere con il dolore, un crossfitter sarà messo alla prova da alti carichi uniti ad un lavoro metabolico e così via. Ogni sport ha le sue domande e le sue sfide specifiche, capire quali sono è importante per prepararsi al meglio ad affrontarle.

  • Caratteristiche disposizionali: Le caratteristiche disposizionali comprendono le caratteristiche interne, proprie di ciascun atleta, come gli stili di coping e gli schemi. Per stile di coping si intende la modalità con cui ogni atleta affronta le difficoltà nello sport, che può essere, in generale, di evitamento, in cui l’atleta cerca di evitare le situazioni che lo mettono in difficoltà, ad esempio, mettendo scarso impegno nell’allenare quelle skill in cui è meno bravo o ritirandosi dalle gare per la troppa ansia da prestazione. Oppure di avvicinamento, in cui l’atleta si immerge nel disagio e affronta ogni sfida gli si pari davanti.

Oltre agli stili di coping ci sono gli schemi cognitivi e affettivi, che sono dei modelli, delle linee guida, delle tracce con cui lo sportivo percepisce, interpreta e risponde alle caratteristiche stimolo della prestazione. Un esempio potrebbe essere dato da un’atleta che ama avere un pubblico che lo incita e acclama, contro un’atleta che, nella stessa situazione, viene inibito e si agita. Probabilmente nel primo caso l’atleta penserà “wow, sono qui per me, mi vogliono bene, fanno il tifo per me”, nel secondo caso “vorrei che non ci fossero, ho paura di fare una figuraccia e di deludere tutti”. Stesso sport, stesso pubblico ma percezioni e schemi cognitivi differenti.

  • Autoregolazione comportamentale: L’ultimo pilastro include tutto l’insieme interconnesso di processi cognitivi, emotivi, fisiologici e comportamentali che sono alla base dei comportamenti finalizzati all’obiettivo. Cioè tutto quell’insieme di azioni che facciamo per raggiungere il nostro obiettivo sportivo (allenamenti, dieta, sonno etc.).

Secondo gli autori quando tutti questi fattori sono ben bilanciati si soddisfano i prerequisiti per ottenere una prestazione ideale.

Questo significa che per ottenere una prestazione eccellente le nostre competenze e abilità devono essere bilanciate alle sfide sportive che dobbiamo affrontare, dobbiamo essere in grado di autoregolare il nostro comportamento per superare anche i momenti più difficili, e dobbiamo sviluppare sili di coping e schemi cognitivi/affettivi funzionali, che supportino i comportamenti “buoni” a discapito dei comportamenti disfunzionali che ci allontanano dai nostri obiettivi

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